Sammaritani di successo: intervista a Paolo Piccirillo

Oggi parliamo di Paolo Piccirillo, un sammaritano DOC considerato dal Sole 24 ore come uno dei più promettenti scrittori italiani under 40. Un riconoscimento meritatissimo che lo ha portato alla consacrazione sul piccolo schermo dove proprio in questi giorni stanno andando in onda le prime puntate della serie TV “Vostro Onore”.

Si tratta di una produzione Rai Fiction con Stefano Accorsi e più precisamente di un riadattamento di un format americano la cui scrittura è stata affidata proprio a Paolo Piccirillo in collaborazione con altri autori.

Chi ti conosce bene sa che il tuo successo non è nato per caso ma è stato costruito mattone dopo mattone grazie al successo dei tuoi romanzi come “lo Zoo col semaforo”, grazie alla partecipazione ad importanti concorsi letterari come il premio Strega, grazie alla vincita del premio Salinas alla sceneggiatura e tanta gavetta. Quando hai capito per la prima volta che volevi fare lo scrittore e che consiglio daresti ai giovani che vogliono intraprendere la tua professione?

«Fin dai primi anni della mia adolescenza ho avuto abbastanza netta la percezione di voler fare della passione per il cinema, il mio lavoro. La scrittura è subentrata in un secondo momento, quando ho capito che il primo passo per fare un bel film o una bella serie tv è la scrivere dei buoni copioni a supporto. Allora ho iniziato a studiare, appunto, sceneggiatura, ma nel frattempo non ho mai smesso di scrivere racconti. Così ho partecipato a molti concorsi di scrittura, fino a vincerne uno (8×8 organizzato da Oblique Studio) che mi ha portato alla mia prima pubblicazione, “Zoo col semaforo”. Non ho molti consigli illuminanti da dare a chi vuole intraprendere questa professione, anche perché la mia carriera è ancora tutta da scrivere, quindi non sono così in alto da poter guardare in basso e decifrare il percorso fatto, così da poter essere utile per altre persone. Mi vengono in mente i consigli che danno anche a me un po’ tutti: provarci, non arrendersi, accettare le porte in faccia etc etc. Forse una cosa che potrei dire perché lo vivo ogni giorno sulla mia pelle è che per fare lo scrittore, e ancor più lo sceneggiatore, non bisogna aver paura di non piacere. Ci sarà sempre qualcuno a cui farà letteralmente vomitare quello che hai scritto. È normale. Un errore comune è considerare la propria scrittura qualcosa di intimo e quindi di fragile, da proteggere con cautela e da difendere con i denti. Io non credo sia così. La scrittura non è mai sacra».

Per raggiungere i tuoi sogni, appena terminati gli studi sei andato a Firenze, Buenos Aires e poi ti sei stabilito a Roma. Eppure nei tuoi romanzi è tangibile un certo radicamento con le tue origini. Qual è il tuo rapporto con la tua città natale e quanto hanno influito le tue radici sammaritane nei tuoi scritti e nella tua formazione?

«A volte nascere in provincia può darti un’apertura mentale che chi è nato in città non ha. La provincia ti costringe a cercarti e a inventare luoghi in cui far crescere te stesso che il più delle volte non esistono. Ormai inizio ad avere l’età e la serenità per capire che, in fin dei conti, sono stato fortunato a nascere a Santa Maria Capua Vetere, per i motivi di cui sopra. Tuttavia sento che, come autore, devo dimostrare ancora gratitudine, e lo farò attraverso nuove storie, alla mia città natale».

Sin dai tempi del Mitreo Film Festival, era chiaro che la tua passione per la scrittura è sempre andata di pari passo con quella del cinema. Ora che hai una certa esperienza vorremmo capire com’è Paolo Piccirillo dietro l’obiettivo e che rapporto hai con gli attori: li lasci esprimere liberamente o li segui passo passo per non perdere il controllo?

«Il lavoro dello sceneggiatore, soprattutto in Italia, praticamente non prevede rapporti diretti con gli attori. E questo è un vero peccato, perché potrebbe essere uno scambio proficuo per entrambe le figure e sicuramente migliorerebbe il prodotto audiovisivo».

Viviamo un periodo particolarissimo che vede l’umanità fiaccata dal coronavirus prima e dalla guerra poi. Quanto questi eventi incidono nella vita professionale di chi vive di arte e di spettacolo?

«La domanda è complessa. La risposta lo sarebbe ancora di più. Però penso – anzi, sono sicuro – che anche quando il mondo starà per finire, nell’ultima ora dell’ultimo giorno dell’umanità, ci sarà qualcuno che avrà bisogno di ascoltare una storia. Un ricordo, una speranza, un modo per ritardare la morte. È nella natura dell’uomo, e noi che facciamo questo lavoro non possiamo sottrarci».

Quando hai lavorato alla realizzazione di “Vostro Onore” credi di esserti un pò ispirato o di essere stato in qualche modo influenzato dal tuo back ground familiare, dal momento che tua madre e tuo padre sono rispettivamente un esperto magistrato ed un affermato avvocato?

«Direi di no. La storia è completamente diversa dal mio background familiare. Sicuramente i miei mi sono stati utili come consulenti per la parte tecnico giudiziaria della storia».

Il pubblico e la critica letteraria hanno accolto i tuoi romanzi con grande interesse e grandi consensi. Ci piacerebbe sapere quali saranno i tuoi prossimi progetti?

«Per ora sono molto concentrato su vari progetti di scrittura audiovisiva, sia film che serie tv, che usciranno nei prossimi mesi. È in cantiere anche un nuovo romanzo, che sarà ambientato in provincia di Caserta».



 

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