Com'era, com'e!

Arte negata: la storia del MAC Capua

Una incredibile storia di Fantasmi, colpi di scena, colpi di genio e sregolatezza! Non ci vengono in mente parole diverse per descrivere la triste storia del MAC il Museo di Arte Contemporanea di Capua. Se si potesse trasporre la vicenda in un libro sarebbe sicuramente un romanzo che presenta i caratteri dei personaggi e delle situazioni tipiche della narrativa Kafkiana, ispirata all’assurdità e all’incomprensibilità delle situazioni in cui viene a trovarsi l’esistenza umana.

L’inizio di un avventura

Fondato nel 2009 per volere dell’amministrazione Comunale, il MAC rappresentava il completamento di un’offerta culturale della città di Capua che all’epoca dei fatti era del tutto innovativa e all’avanguardia nella nostra Regione. Tutto ciò è testimoniato dalle innumerevoli esposizioni di artisti nazionali ed internazionali che hanno lo hanno visto come palcoscenico nonchè dalla grande vivacità culturale di quella che è stata a tutti gli effetti una cittadella dell’arte. L’idea fu quella di trasformare un edificio del seicento che aveva già ospitato un istituto per geometri, una scuola media, un asilo infantile e, ancor prima, un monastero dei Carmelitani nel «Museo d’arte contemporanea» di Capua.

Ma ancora più originale, fu l’idea di mettere a disposizione di artisti di varia natura ed estrazione, le 83 stanze del complesso monumentale dietro il pagamento di una quota forfettaria di 50 euro mensili compresi i costi di luce ed acqua. Così in attesa di ottenere dalla Regione il riconoscimento di museo ed entrare nel circuito nazionale che avrebbe dato il diritto di accedere ai fondi dedicati, il museo diventò il luogo delle arti, un atelier dove lavoravano pittori, scultori, musicisti e ceramisti: un corpo vivo, che produceva cultura ed arte.

Nel 2012 si decise di potenziare l’offerta artistica e culturale facendo un accordo con il DAMA praticamente un Museo in un Museo che per alcuni anni, collaborando con la direzione del MAC, ha contribuito alla crescita culturale ed artistica capuana con un nuovo spazio espositivo interno alla cittadella d’arte dove era possibile visitare le numerose mostre ed iniziative organizzate dallo staff Daphne Museum nonché una collezione di arte contemporanea con opere di artisti del Calibro di De Pero e Barisani solo per citarne alcuni.

Il progetto artistico così come fu concepito non doveva restare soltanto all’interno del Museo ma doveva sconfinare all’esterno, nei luoghi pubblici e nelle piazze dove dovevano essere installate alcune opere di artisti campani ed in particolar modo nella Villa Comunale che l’amministrazione Comunale di allora voleva trasformare in un Parco delle Sculture e dove fu collocata la scultura «Dimore» di Mafonso.



Nella villa comunale di Capua, intitolata al generale Baden Powell, fondatore dello scoutismo, si trova un’affascinante scultura d’acciaio, realizzata dall’artista Mafonso chiamata Dimore di tutto ciò che divinissimo e santissimo.

L’inizio della fine

Insomma oggi avremmo potuto avere a Capua un piccolo Guggenheim se non fosse stato per quella capacità tutta italiana, e ancor più capuana, di complicare i progetti più ambiziosi fino a farli implodere su sé stessi. Ed infatti il Museo, nella sua pur breve vita, ha conosciuto più volte il disonore della cronaca giudiziaria penale quando per ben due volte due diversi direttori del Museo di Arte Contemporanea furono rinviati a giudizio per peculato e abuso d’ufficio per fatture gonfiate e presunte appropriazioni indebite di denaro.

Poi ci fu un avvenimento che ebbe molto risalto nelle cronache locali e fu il tentativo da parte del Sindaco di cambiare la serratura del museo all’insaputa del direttore amministrativo e degli artisti. Questo, fatto dovuto a degli attriti tra il direttore amministrativo del museo ed il Sindaco, creò ovviamente una situazione di grande tensione durante il quale alcuni presenti furono aggrediti fisicamente, alla presenza dei vigili urbani, dei tecnici comunali incaricati di cambiare la serratura e di un nutrito capannello di curiosi che assisteva alla scena.

Un’altra tegola per il MAC fu, nel 2013, un incredibile interruzione di corrente che per sei mesi bloccò inspiegabilmente le attività del museo. Il tutto a causa di una controversia amministrativa di poco conto, ovvero un passaggio di consegna tra Provincia e Comune del contratto di fornitura elettrica causando incalcolabili disagi: per l’interruzione forzata delle esposizioni, per l’operatività del sistema di allarme e videosorveglianza e, soprattutto, per la mancata climatizzazione degli ambienti, che rischiò di compromettere la conservazione delle opere d’arte. Tra l’altro l’interruzione di corrente avvenne il giorno prima dell’apertura di una mostra personale di Luigi Guarino dal titolo “Unnecessary Introspection” che dopo un tentativo disperato fatto con un generatore di energia elettrica fu inaugurata solo dopo all’avvenuto riallaccio della fornitura il 16 maggio del 2013.

Quella che potremmo chiamare, scherzosamente ma non troppo, la maledizione del MAC non finisce qui ed infatti, a creare qualche pensiero agli artisti della cittadella d’arte, furono anche i fantasmi. Nel 2014 infatti, nel corso di una notte, le telecamere a circuito chiuso del museo registrarono due sfere di luce opache e semi invisibili che fluttuavano e si muovevano in una delle sale. Un evento molto simile a quello che molti esperti del campo dei fenomeni paranormali conoscono come gli “orbs”, inspiegabilmente rilevate da speciali telecamere che si attivano in risposta ad un evento come movimenti di persone, cose, oggetti. Le registrazioni, però, non mostrano alcuna presenza che giustifichi l’attivazione delle stesse, se non le sfere opache fluttuanti che attraversano i muri con una traiettoria perfetta e indisturbata.  In un secondo video si nota un improvviso lampo di luce che squarcia il buio della sala passando vicinissimo alla telecamera per poi dileguarsi nel nulla. 

Qui troverete la testimonianza video con la quale si ritiene di avere scoperto entità paranormali al Museo di Arte Contemporanea di Capua

Ma il colpo al cuore definitivo al Museo di Arte Moderna di Capua venne inflitto dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere che nel maggio del 2015 sequestrò l’immobile in via cautelativa a causa della sua inagibilità e della mancanza del sistema antincendio e degli estintori. I tentativi dell’amministrazione di rimettere in sicurezza l’immobile fatti nei mesi successivi al sequestro fallirono miseramente nonostante fu più volte annunciata la progettazione dei lavori di ristrutturazione e il reperimento di 2 milioni di euro necessari per la cantierizzazione delle opere.

Resta l’amarezza per l’ottimo lavoro fatto dagli artisti e dal DAMA Museum negli anni di attività della Cittadella dell’arte e resta l’amarezza per gli errori che l’amministrazione comunale ha compiuto perché è stata incapace di sovraintendere le attività amministrative che hanno cagionato di fatto la sospensione per sei mesi della energia elettrica, il rinvio a giudizio dei responsabili museali e il sequestro dell’immobile, essendo il comune di Capua ben rappresentato nel consiglio di amministrazione del Museo di Arte Contemporanea.

La dichiarazione del Sindaco Luca Branco

Cosa possiamo aspettarci per il futuro è difficile saperlo, la città meriterebbe la riapertura del Mac e noi di Magna Capys – Grande Capua abbiamo interpellato l’attuale amministrazione comunale per sapere se avevano la possibilità di salvare il Museo. Il Sindaco di Capua Luca Branco ci ha comunicato che « Il Museo Di Arte Contemporanea di Capua è stata un’intuizione lodevole della precedente amministrazione ed è mio desiderio e mia intenzione quella di recuperarlo. Io l’ho ereditato già chiuso a causa di problemi strutturali e a causa di un contezioso con il proprietario che era contrario al sub-affitto dello stabile messo in piedi dalla precedente amministrazione. Al momento siamo ancora nella disponibilità dello stabile ma siamo in una fase nella quale gli artisti e le botteghe che utilizzavano gli spazi devono recuperare tutto ciò che vi avevano depositato. A causa dei problemi strutturali dello stabile che ne rendono difficile il ripristino stiamo valutando di realizzare il Museo in un’altra sede nel comune di Capua ancora da individuare».

Si chiude qui la nostra inchiesta sullo sfortunato museo MAC di Capua: abbiamo cercato di riassumere una complicata vicenda senza la pretesa di essere esaustivi nè di trovare soluzioni ma con la certezza che se ci sarà qualche buona nuova saremo qui, pronti a riferirvela. Alla prossima!

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